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  • Festival: from 31/10 to 03/11 - Exhibitions: from 19/10 to 03/11

Diavoli verdi a Cassino

All’inizio del 1944, la 5° Armata Americana e la 8° Armata inglese erano pronti a lanciare la loro prima offensive contro la linea difensiva tedesca Gustav, per collegarsi alla testa di ponte di Anzio e quindi entrare a Roma. Le strade che potevano percorrere erano solo tre: una che costeggiava il litorale ionico, una che risaliva lungo quello tirrenico e la terza che passava verso l’interno, lungo la valle del Liri tra Campania e Lazio. La strada passava attraverso l’abitato di Cassino, una piccola città dominata da una Abbazia medievale.

La prima battaglia di Cassino inizia il 12 gennaio, con il congiunto attacco degli inglesi ad est e degli americani e francesi ad ovest. I risultati sono modesti: gli americani (insieme al Corpo di Spedizione francese) e gli inglesi conquistano poco terreno, ma indeboliscono a tal punto lo schieramento tedesco da indurre il feldmaresciallo Kesserling a far affluire nel settore la 1° Divisione Paracadutisti tedeschi.

I fallshirmjager non arrivano a pieno organico: hanno già combattuto ad Ortona. In realtà è dal tempo dello sbarco alleato in Sicilia che combattono ininterrottamente. Il loro armamento è eterogeneo, come anche le loro uniformi, raccolte da vari depositi, e che variano dalle prime uniformi del ‘39, a quelle ancora avanzate dalla campagna di Creta e dalla Campagna d’Africa, oltre alle ultime mimetiche. Gli stessi organici sono ridotti: alcuni battaglioni non hanno più di 200 uomini. I paracadutisti prendono il posto delle due divisioni  che stavano ormai per cedere, ed alla nuova offensiva scatenata dagli alleati per appoggiare l’Operazione  Shingle, ovvero lo sbarco ad Anzio, trova i primi reparti di fallschirmjager pronti ad attenderla. E’ un massacro: gli americani della 36° Divisione Texas perdono in una sola battaglia 1700 fra morti e feriti. Le perdite inglesi e francesi non sono da meno.

Anche i paracadutisti subiscono numerose perdite, ma il loro addestramento a combattere isolati, anche in assenza di rifornimenti, li porta a contrattaccare immediatamente. l 2 febbraio gli americani raggiungono Cassino e provano senza successo ad entrare in città. Anche un primo attacco al Monte dell’Abbazia finisce in un nulla di fatto, con 700 morti da parte americana. La prima battaglia di Cassino si conclude con la sostituzione degli americani con il Corpo d’Armata neozelandese, al comando del generale Freyberg. Appena schierate, la 4° Indiana e la 2° Neozelandese partono subito all’attacco, ma vengono fermate, dopo aver subito diverse centinaia di perdite, dopo soli 300 metri. Termina così la cosiddetta prima battaglia di Cassino

La seconda battaglia inizia subito dopo. Era convinzione degli alleati, poi rivelatasi falsa, che osservatori di artiglieria tedesca fossero presenti nell’abbazia e nel monastero, vista la precisione con cui i tedeschi colpivano le truppe alleate appena si raggruppavano. Non era vero, anche perché l’abbazia era stata dichiarata zona aperta. Di fatto Freyberg chiese con insistenza, ed alla fine ottenne, la distruzione dell’abbazia e del monastero prima di scatenare una seconda offensiva. Il 15 febbraio 230 bombardieri inglese attaccarono e distrussero completamente l’abbazia. Il risultato militare fu controproducente: i paracadutisti, che avevano trovato perlopiù riparo nelle gallerie scavate nella montagna (ma erano sempre rimasti fuori dal terreno del monastero), si affrettarono ora ad occupare sia il monastero stesso che a riprendere e possesso della città, ormai ridotta ad un cumulo di macerie. Con il 20 di febbraio lo schieramento della Divisione paracadutisti è completo, e tutta la città viene occupata e fortificata.

La terza battaglia di Cassino iniziò il 15 di marzo. 55 bombardieri alleati e 200 cacciabombardieri scaricarono 1.250 tonnellate di bombe sull'abitato di Cassino, radendolo completamente al suolo. Contemporaneamente, 200.000 proiettili caddero sulla città e sulla collina sovrastante. Apparentemente senza nessun effetto: quando la 4° Divisione indiana passò all’attacco, si dovrò di fronte i paracadutisti, che avevano immediatamente rioccupato le macerie, che fornivano una ottima protezione contro le bombe, ed erano di nuovo pronti a combattere.

 

La terza battaglia di Cassino si conclude con un sostanziale nulla di fatto. La 1° Divisione paracadutisti era ridotta a una forza che andava dai 40 ai 120 uomini per battaglione mentre gli Alleati riportavano 2.400 perdite in nove giorni di battaglia. Il comandante del settore, il generale Alexander, decise di interrompere l’offensiva.

Una quarta battaglia di Cassino venne combattuta a maggio. Gli alleati riuscirono ad occupare la città, ma il monastero rimase nelle mani dei tedeschi, fino a che questi non si sganciarono, dal momento che le loro posizioni erano state aggirate dal corpo di spedizione marocchino. Il 18 maggio la bandiera polacca del corpo di spedizione del generale Anders finalmente sventolò sulla cima di quello che era rimasto dell’abbazia benedettina. La battaglia di Cassino era finalmente terminata.

 

Il diorama

Il diorama rappresenta uno degli attacchi portato al corpo di spedizione neozelandese durante la terza battaglia di Cassino. La Divisione Neozelandese contende l’abitato cittadino - ormai ridotto ad un cumulo di macerie - ai reparti di fallshirmjager, che occupano anche le rovine dell’abbazia. Il combattimento è in molti casi all’arma bianca. Il cimitero vide gli scontri più sanguinosi della battaglia.

 

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