Cosa spinge un fumettista che facendo sempre le stesse cose sarebbe portato in trionfo dai lettori, a confrontarsi con gli interrogativi della Scienza?
Probabilmente non lo sapremo mai ma in compenso abbiamo chiesto a Leo Ortolani perché ha fatto Misterius – Speciale Scienza. E lo sapete cos’ha risposto?
Scopriamolo insieme.
Cosa hai pensato quando Andrea Plazzi ha cominciato a parlarti di “scienza e fumetti”? Hai cambiato discorso o sei corso subito a guardare su Wikipedia?
Quando ha iniziato a parlare di scienza, sono stato salvato da Greta, la Scimmia che batte i piatti. È una simpatica invenzione del cervello umano che lo preserva da conversazioni troppo impegnative da seguire. Inspiegabilmente, Greta mi si attiva anche a Messa, alla lettura del Vangelo: il celebrante inizia con “dal Vangelo secondo Giovanni...” e appare Greta. Quando se ne va, siamo già al Credo. Non so perché. Ma prossimamente ce lo spiegherà Misterius.
Hai dichiarato che a scuola sei sempre stato terrorizzato dalla matematica. Durante la preparazione di Misterius, che cos’hai provato incontrandoti in un umido seminterrato con un nutrito gruppo di matematici, fisici e altri scienziati assortiti?
Per un attimo, quando ci siamo trovati là sotto, e io ero con le spalle al muro senza vie di fuga, mi è apparso il volto di mia madre che scuoteva la testa in segno di disappunto. Gli scienziati continuavano ad arrivare, sempre più numerosi. E se all’inizio avrei ancora potuto aggirare facilmente Amedeo Balbi, dopo pochi minuti la densità di conoscenza era tale che non avrei potuto attraversarla nemmeno con un’ignoranza a punta come la mia. Per fortuna si sono dimostrati amichevoli, ci siamo presentati, si sono detti disposti a raccontarmi quello che stavano facendo e allora ci siamo seduti e ha iniziato un matematico a parlarmi di cosa mettere nello zaino. A quel punto è uscita Greta. Quando ha finito di battere i piatti ero già sul treno di ritorno per Parma.
Parli della scienza come di un “rifugio sicuro per tutti gli uomini magrolini e con gli occhiali”. Quindi secondo te chi fa scienza lo fa perché altrove è stato scacciato da uomini nerboruti che ci vedono benissimo?
È la mia teoria sul bullismo. Più aumenta il livello degli studi, più diminuiscono i bulli. Questo vorrebbe dire che i bulli sono tonti? Sì. E lo dico con tranquillità, tanto non arriverebbero mai a leggere un’intervista così fino in fondo. I peggiori non la leggono nemmeno, la prendono a calci.
Nel fumetto scrivi “Scienza: spiegare come funziona il mondo che ci circonda in maniera che gli altri non possano capire”. Ma è proprio vero che gli scienziati ci tengono a non farsi capire?
È la naturale conseguenza della mia teoria. Se gli scienziati spiegassero le cose in modo che tutti potessero capirle, tutti potrebbero arrivare al loro livello e si troverebbero ancora davanti i bulli delle scuole dell'obbligo. In questo modo, la barriera culturale tiene.
Che ne pensi delle trasmissioni televisive che parlano di scienza? Ne hai una preferita?
Ho smesso di guardare la televisione sei anni fa. Dopo una puntata di “Voyager”.
E le scie chimiche? E i templari?
Le scie chimiche sono importanti solo nel momento in cui sono i templari a rilasciarle. Diffidate delle altre.
Intervista a cura di Roberto Natalini