"La mostra era integrata intimamente alla vera città di Lucca."
Intervista a Drew Karpyshin, scrittore ospite a Lucca Games 2014
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LG: Ciao Drew, è stato un piacere averti come ospite alla mostra Lucca Comics & Games. Iniziamo subito con le domande.Per prima cosa, presentati ai nostri lettori. Ci piacerebbe sapere qual è il tuo bagaglio di esperienze per quanto riguarda fumetti, film, libri e altri tuoi hobby, fin da ragazzo.
DK: Credo che il mio primo approccio a questo mondo sia stato quando ho visto Star Wars (il film originale) all’età di sette anni. Da qual momento in poi sono divenuto un grande fan della fantasy e della fantascienza. Da adolescente ho sviluppato un interesse per i videogiochi e il “cartaceo” Dungeons & Dragons, che hanno indirizzato la mia attenzione verso quel tipo di libri e film. Ma ci sono voluti quasi dieci anni dopo che mi sono diplomato alle superiori, in pratica, prima di iniziare a lavorare in questi settori. Nello stesso anno ho venduto il mio primo romanzo a Wizards of the Coast e sono anche stato impiegato da BioWare, fatti che mi hanno permesso di guadagnarmi da vivere facendo cose che amavo davvero.
LG: Raccontaci come e quando hai iniziato a lavorare professionalmente per il mercato dei videogiochi. È stata una decisione conscia, un tuo sogno che si avverava, oppure qualcuno ti ha offerto l’incarico e tu ha detto “Perché no?”.
DK: Dopo le superiori, ho sperimentato un sacco di lavori insoddisfacenti – ho guidato un furgone per la consegna dei giornali, ho fatto l’addetto ai traslochi e sono finito addirittura nel settore bancario, divenendo un consulente di prestiti e mutui. Ma dopo parecchi anni trascorsi così, ho deciso di tornare a scuola per conseguire una laurea specialistica in Inglese. Mentre frequentavo la scuola di specializzazione, nel bollettino del dipartimento di Inglese ho visto un piccolo annuncio di una ditta di videogiochi in cui si cercavano scrittori per lavorare su un gioco in stile D&D. Avevo appena venduto il mio primo romanzo ambientato su Forgotten Realms a Wizards of the Coast, così mi è sembrata una scelta naturale. Per quel poco che ne sapevo, la ditta era BioWare il gioco Baldur’s Gate II. Risposi all’annuncio, mi offrirono un lavoro a tempo pieno come scrittore e io non me lo feci scappare.
LG: Per chi voglia costruirsi una carriera nel campo della scrittura di videogiochi, hai qualche suggerimento su come iniziare? Che genere di esperienza hai bisogno? Come puoi affinare le tue abilità? Penso che non ci sia una scuola apposita là fuori…
DK: È difficile offrire qualche consiglio utile, perché io mi sono ritrovato quasi per caso in questo settore, essendo nel posto giusto al momento giusto. Come scrittore, devi essere certo che le tue capacità tecniche e di raccontare una storia siano solide, e per ottenere ciò puoi seguire corsi di scrittura creativa. Ma i giochi sono un campo molto specializzato, quindi non è semplice per certe persone sviluppare le giuste qualità. E perfino se hai le qualità adatte, è difficile entrare in questo mercato. È dura oggi cominciare con una ditta grande come BioWare – che era molto più piccola ai miei tempi. La maggior parte degli aspiranti autori dovrebbe fare esperienza lavorando in progetti e compagnie minori, alcune delle quali non pagano un granché. Raccomanderei inoltre di consultare siti Internet relativi al mondo del gioco, come Gamasutra (www.gamasutra.com) – di frequente appaiono post in cui si cercano collaboratori, e forum dove si trova gente interessata all’argomento.
LG: Hai lavorato su marchi davvero importanti, come Star Wars e Mass Effect (più di una persona concorda che Mass Effect abbia la migliore storia di fantascienza per quanto riguardi i videogiochi). Quali sono le differenze, e le similitudini, nello sviluppo di questi due titoli? Quale preferisci e perché?
DK: È ovvio che Star Wars e Mass Effect abbiamo molto in comune: ambientazione fantascientifica con i viaggi interstellari, un sacco di specie e culture aliene, e una potente forma di “magia” rappresentata dalla Forza e dalla biotica. Ma questi elementi sono frequenti in molti franchise di fantascienza; agli appassionati piace esplorare questo tipo di idee e di tematiche, quindi ritornano spesso. Comunque, penso che Star Wars abbia un sapore fantasy molto più intenso rispetto a Mass Effect. Star Wars è più incentrato su elementi narrativi universali e mitici, come l’eterna lotta fra luce e oscurità. Mass Effect d’altro canto è più vicino alla fantascienza hard. Vi si trova un sacco di ambiguità morale ed è difficile riconoscere i buoni dai cattivi. Ma non penso che uno sia meglio dell’altro, e sono felice di aver avuto occasione di lavorare su entrambi.
LG: In questo periodo non stai lavorando nei videogiochi, e hai deciso di scrivere una trilogia fantasy, Chaos Born. Dicci qualcosa di questi libri: come hai creato questo universo fantasy? Qual è stata la tua ispirazione? Più Conan o Bilbo?
DK: La trilogia Chaos Born è il mo tributo ai libri di classica fantasy eroica che leggevo crescendo. Si tratta di un viaggio di ricerca epica nello stile de Il Signore degli Anelli di Tolkien, La spada di Shannara di Terry Brook o I Begariad di David Eddings, con un tocco di cupo horror inspirato da Stephen King e Clive Barker. Tratta delle vite di quattro ragazzi nati dall’incantesimo di un dio esiliato; per discendenza sono condannati dal Caos a condurre vite piene di violenza e confusione. Le varie fazioni di questo mondo cercano di scovare e controllare questi ragazzi, che sono la chiave per il ritorno del dio bandito… o per la sua distruzione definitiva.
LG: So che sei un giocatore “quasi” professionista di golf. Come e quando hai iniziato a giocare a golf? Dicci qualcosa di questa tua passione che è molto importante per te…
DK: Penso che la strada da affrontare sia ancora molto lunga prima di diventare professionista! Ma gioco un sacco a golf – quattro o cinque volte quasi ogni settimana. È uno sport molto difficile da imparare, ma questo è il motivo per cui mi piace. È una sfida sia mentale che fisica, e ti permette di misurarti contro il campo, contro un altro avversario e perfino contro i tuoi precedenti risultati. Puoi giocare da solo o con altri, ed è un buon modo di stare all’aperto, respirare aria fresca e fare esercizio fisico. È anche un’ottima scusa per visitare luoghi differenti in tutto il mondo, dal momento che è uno sport popolare in molte, molte nazioni.
LG: Giochiamo a “E se?”. Non sei uno scrittore, non ti piacciono i videogiochi e non giochi a golf. Chi è Drew Karpyshyn in questa realtà alternativa? Un agente FBI, un regista o che altro?
DK: Mi piace pensare che potrei essere una qualche specie di narratore – questo è ciò che so fare meglio. Suppongo così che potrei essere nel settore cinematografico, o magari scrivere sceneggiature teatrali. Ma se non potessi fare questo, non saprei dove potrei essere. Mi stavo costruendo una carriera nel settore bancario e finanziario, e mi piacciono i numeri. Ma non l’ho trovato particolarmente appagante. Penso di essere fortunato di essere incappato in una carriera che mi permette di fare ciò che amo di più.
LG: L’ultima domanda deve vertere sulla mostra di Lucca Comics & Games e sull’Italia in generale. Mi hai detto che questa fiera è molto differente dalle altre a cui hai partecipato: in che modo? Hai visitato l’Italia per 10 giorni, insieme alla tua squisita moglie, Jennifer: quali sono le vostre impressioni? E quello italiano è il miglior cibo del mondo?
DK: Ho amato il fatto che la mostra era integrata intimamente alla vera città di Lucca. Quando visiti molte delle convention, la maggior parte delle attività sono all’interno di un gigantesco centro convegni – non hai la possibilità di vedere molto della reale città. Ma Lucca unisce un’incredibile città del Medioevo a migliaia di appassionati agghindati come i loro personaggi preferiti di giochi, fumetti e film. È surreale camminare per un’antica strada medievale e vedere intorno a te persone in costumi moderni.
Lucca è anche stata la mia, e di mia moglie, prima volta in Italia, così abbiamo finalmente avuto la possibilità di vedere parte di questo stupefacente paese. Abbiamo visitato Venezia, Firenze, Pisa e Roma, e abbiamo amato ogni minuto del nostro viaggio. Nel Nord America non ci sono migliaia di anni di storia che ti aspettano ad ogni svolta – la maggior parte delle cose è vecchia solo poche centinaia di anni. Perciò per noi è emozionante osservare come la società moderna si sia fusa con le culture antiche in modo da creare qualcosa di così unico. E naturalmente ho amato il cibo – mi pare che abbiamo mangiato prosciutto a ogni pasto; ne sono un po’ dipendente al momento! Sebbene io debba ammettere che mi è mancato il mio Tex-Mex e il BBQ verso la fine del viaggio. Non sono un cuoco, ma forse c’è una maniera di mescolare il Texas BBQ con il cibo italiano e scoprire una nuova, incredibile esperienza gustativa?