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La battaglia del Mincio

8 febbraio 1814

Lo scacchiere strategico

Siamo nel 1814: la campagna di Germania si è conclusa con la disastrosa sconfitta di Lipsia, e la Francia è tornata ai confini pre-rivoluzionari. Gli inglesi stanno premendo da sud, mentre austriaci, prussiani e russi hanno già invaso la Francia. Si combatte anche in Italia, dove un esercito franco italico, al comando di Eugenio de Beauharnais, Viceré d'Italia, cerca di difendersi su due fronti: a est, in opposizione ad un esercito austriaco al comando di Bellegarde, e a sud, cercando di arginare l’esercito napoletano del Re di Napoli, nonché cognato dell’Imperatore, Gioacchino Murat, che nel tentativo di mantenersi saldo sul trono con un rapido voltafaccia si è alleato con gli alleati ed ha iniziato una lunga marcia verso il nord. In questo contesto si combatte la battaglia del Mincio.

La battaglia

Un giorno prima dello scontro , Il 7 febbraio, gli austriaci attraversarono il fiume. Le informazioni davano Eugenio in ritirata, come anche davano il suo esercito in procinto si sfaldarsi. Sembrava quindi giunto il momento di assestare il colpo di grazia e puntare decisamente su Milano. Per una strana coincidenza, anche Eugenio aveva deciso che sarebbe stato più opportuno tentare una battaglia per riguadagnare terreno, superando il Mincio , convinto che gli austriaci si trovassero ancora cinquanta chilometri più indietro di dove erano davvero.

Il campo di battaglia fu molto esteso (circa trenta chilometri) e lo scontro davvero disarticolato, dal momento che nessuno dei due generali prevedeva davvero una battaglia, che infatti li colse impreparati e con le due armate in movimento. Una volta preso contato con il nemico, lo scontro prese una piega inaspettata: gli austriaci si aspettavano un esercito franco- italico in ritirata, ma al contrario si trovarono di fronte alle colonne che attaccavano. Eugenio tutto si aspettava tranne che Bellegarde attaccasse. La battaglia si svolse in modo confuso, ogni Divisione praticamente lasciata a se stessa a contendersi un villaggio contro una Divisione nemica. Il controllo che i due generali riuscirono ad esercitare sulla battaglia fu minimo, tanto che ad un certo punto dello scontro la maggior parte delle Divisioni dei due eserciti si trovarono ad occupare la riva da cui l’esercito avversario era partito la mattina.

Bellegarde, completamente all’oscuro di quello che stava succedendo, commise l’errore determinante di impiegare le proprie riserve troppo presto. Quando Eugenio decise di forzare la situazione, attaccando verso la zona di Pozzolo, Bellegarde non ebbe più nulla da opporgli, e fu costretto a cedere terreno, fino ad ordinare la ritirata, che comunque si verificò in modo calmo ed ordinato.

Gli austriaci sconfitti si ritirano oltre il Mincio; Eugenio ha vinto, anche se le perdite sono equivalenti (circa 4.000 uomini per parte) ma l’esito della campagna è però segnato, e dopo poco tempo gli austriaci entreranno comunque trionfanti a Milano, capitale dell’ormai disciolto Regno Italico.

Il Diorama rappresenta una fase del combattimento nella zona di Pozzolo, in cui le fanterie si contendono il terreno che porta al guado utile per l’attraversamento di un ramo collaterale del Mincio.

 

Testo: Fabrizio Ceciliani

Miniature: Guido Bogi, Dino Todaro

Realizzazione terreno ed elementi scenici: Fabrizio Ceciliani

 


 


 


 


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