Domenica 2 novembre 2014 – ore 14,00-16,00
di Roberto Arduini - giornalista, saggista, presidente dell'Associazione italiana studi Tolkieniani
Tolkien era un filologo e conosceva i meccanismi di funzionamento di molte lingue antiche e moderne. Non stupisce quindi che fosse in grado di idearne di nuove.
Erano proprio le sue creazioni linguistiche a dargli continui spunti per le storie. «Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro - scrive Tolkien - è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero».
Creare lingue era quello che Tolkien considerava il suo “vizio segreto”. Le regole per le variazioni sonore furono disegnate in modo che le lingue elfiche ebbero il genere di musicalità che Tolkien cercava: l’uno prossimo alla fonologia “finnica” (Quenya), l’altro molto simile al gallese (Sindarin).
«Avrei preferito scrivere in elfico Il Signore degli Anelli!», ammette Tolkien, spiegando poi che «tranne che per alcuni frammenti nella Lingua Nera di Mordor [l’iscrizione sull’Anello, una frase pronunciata dagli orchi di Barad-dur e la parola “Nazgul”], un po’ di nomi e un grido di battaglia nella lingua dei Nani, questi sono quasi interamente elfici (Sindarin e Quenya)».
Il seminario vuole illustrare la passione dello scrittore per le lingue e illustrare come maturò il suo gusto estetico.