Cinquanta anni fa il Salone Internazionale dei Comics arrivava a Lucca. E da cinquant’anni il rapporto della città di Lucca con i fumetti è rimasto ininterrotto, prima con il Salone e poi con Lucca Comics e l’attuale Lucca Comics & Games.
Dal 1966 a oggi è passata parecchia acqua sotto i ponti e la situazione del mondo del fumetto è profondamente cambiata. La stessa Lucca Comics & Games si è evoluta nel tempo, assumendo i crismi di un vero festival, e sono sorti i fenomeni del Cosplay e dei Games, che hanno assurto sempre più importanza. Nel contempo, sulla scia del Salone prima e di Lucca C&G poi sono nate decine di manifestazioni, alcune scomparse, altre che fioriscono ex novo ancora oggi mentre scriviamo, con un’offerta impensabile anche solo venti anni or sono.
E nello stesso tempo è anche aumentato l’interesse a più alti livelli culturali sul fumetto. Un interesse che proprio il Salone e Lucca avevano promosso (dopo l’iniziale parentesi di Bordighera), favorito anche dal fenomeno graphic novel. Fatto sta che, anche in ambito accademico, il fumetto non è più visto come sottocultura, ma, invece, e fra le altre cose, come un valido strumento nello studio di differenti materie o come elemento di comunicazione più immediato per presentare concetti anche non semplici. Lo testimoniano i tanti accademici che lo usano normalmente nei loro corsi o nelle loro pubblicazioni.
Questi due punti sono alla base dell’edizione di Bànghete del 2016. Da una parte, l’omaggio a un momento fondamentale del fumetto italiano. Dall’altra, raccontare esperienze accademiche personali, ma che possono diventare paradigma per tutti coloro che volessero avvicinarsi alla narrazione disegnata non soltanto come mezzo di svago bensì come strumento di comunicazione nel loro campo.
Sono pertanto questi i temi dei due incontri del percorso 2016, ai quali si aggiunge la lectio magistralis di Giorgio Cavazzano, uno dei grandi maestri del fumetto disneyano.