Immagini © Francesco Marilli
«Cosa? – urlò l'orco alzandosi dal mucchio d'ossa di nano – Anche quest'anno gli umani organizzano quella misera festa nella città chiamata Lucca?» Mostrando le fetide zanne si diresse verso un piccolo orco grigio, prostrato e tremante su una roccia nera sporca di sangue.
«Sì, grande Durbghâsh, quest'anno dura anche un giorno in più...».
Il grosso orco sollevò il piccolo snaga all'altezza della sua faccia, mentre due mannari selvaggi, eccitati dalle urla di rabbia e dall'odore della paura, si avvicinavano ringhiando.
«Continua schiavo! Cosa altro hai scoperto?»
«Che - lo snaga agitò gli arti deformi, disperato mentre i mannari lo sfioravano – con quest'anno sono cinquanta le volte che l'hanno fatto ... più grande rispetto all'anno scorso, pieno di umani, manga, elfi, nani e altre creature». Con un urlo furioso Durbghâsh lo scaraventò a terra, tra i mannari selvaggi che gli si avventarono contro, sbranandolo in pochi istanti.
«Non è bastata la rovina che ho portato l'anno scorso?» Ringhiò l'orco da un angolo della tetra sala «Non ho avuto pietà, ne ho squartati migliaia, ma non hanno rinunciato!». Si avvicinò a un oggetto enorme, coperto da pelli di nano cucite assieme.
«Non avranno scampo quest'anno! L'ora degli orchi è giunta. Uscirò ancora dal Monte Gundabad per portare rovina, morte e distruzione. È per questo che tutti mi chiamano Durbghâsh il Distruttore!» Ruggì mentre scopriva un grosso tamburo.
«Per i cinquanta anni di Lucca Comics & Games raderò al suolo Lucca! Il suono del tamburo del dolore sbriciolerà le sue mura! Guri dum. Rakhs-i sis romma!».